Leiermann (suonatore d’organetto)

Winterreise

Winterreise (Viaggio d’Inverno), composto da Franz Schubert un anno prima della morte, è un ciclo di 24 sonate (Lieder) per pianoforte e canto, nelle quali la figura romantica del Wanderer, il viaggiatore, percorre un itinerario che lo porta dall’amore – subito evanescente – e dalle gioiose speranze giovanili, alla scoperta di tristezze e dolori della vita rappresentati dal gelido inverno, per concludersi con l’incontrare un suonatore d’organetto (Leiermann) che nessuno sente, nessuno vede, ma che suona e risuona il suo strumento senza sosta. Questo articolo conclude il nostro viaggio intellettuale cominciato nell’agosto 2011, quando in una stellata notte in riva al mare l’accumularsi di domande e riflessioni circa cause e conseguenze della grande crisi economico-finanziaria, che ancora oggi ci tormenta, sfociarono nell’impetuoso desiderio di scriverne per dar forma e struttura al pensiero. Scoprimmo poi con intrigante piacere che non eravamo soli e che altre persone, di variegata estrazione e geografia, sentirono pari desiderio di comprendere e scrivere in blog personali, semplicemente perchè tale processo avrebbe migliorato la cognizione. Tanti Wanderer, alla ricerca dei perchè, avrebbero preso o ripreso in mano testi di economia e collegato i puntini – come nel famoso gioco della Settimana Enigmistica – per ricavarne un’immagine più chiara e comprensibile. Il nostro cammino, che vogliamo qui brevemente ripercorrere, ci ha portato a chiederci quale sia la vera natura della moneta ed il ruolo delle banche centrali, perchè scoppino regolarmente delle crisi finanziarie, come mai le analisi di Karl Marx sembrino oggi di grande attualità ma non le sue previsioni e – infine – quale sia l’essenza del grande gioco economico che chiamiamo capitalismo.

Debt-GDP

Nell’estate di quattro anni fa, intuimmo che la grande crisi finanziaria aveva fatto saltare in aria l’ intero modello economico costruito nei precedenti 40 anni e che dopo il salvataggio keynesiano tramite gli Stati, il livello dei debiti pubblici e privati sarebbe arrivato al limite di guardia e la stampa di trilioni di dollari non avrebbe risollevato le sorti dell’economia mondiale. L’esperienza della Grande Depressione degli anni `30 aveva insegnato ai governi che le politiche di svalutazione competitiva non funzionano (banalmente) quando tutti provano contemporaneamente a deprezzare e quindi la guerra delle monete non sarebbe iniziata nel 2011. Ma come, allora, risolvere il problema di recessione e disoccupazione e come contenere le crisi di debito sovrano, ad esempio in Italia e Grecia? La crisi originata in America nel 2008 era poi arrivata con violenza in Europa e aveva cominciato a far intuire la nudità del re Euro, tanto da farci titolare Perchè la BCE sarà costretta a stampare moneta o la Germania a digerire gli Eurobonds.
Quando il debito totale (pubblico e privato) raggiunge un livello insostenibile, esistono solo tre vie per ridurlo: il default (fallimento) del debitore, l’ inflazione che ne diminuisce il valore reale, la tassazione per redistribuire denaro dai creditori ai debitori. In un mondo dove troppi paesi sono a rischio default, la prima via pare impercorribile, mentre la seconda – l’inflazione – è stata quella storicamente preferita dai governi e anche questa volta è divenuta la scelta silenziosa dei banchieri centrali, moderni druidi, ora sorpresi di non riuscire ancora nell’intento di farla ripartire – vedremo più avanti per quali motivi. La via della tassazione una tantum dei patrimoni sarebbe la più veloce per far uscire il mondo dalla crisi a abbiamo scoperto negli ultimi anni sostenitori insospettabili, come la società di consulenza BCG o il FMI.
I leader politici hanno finora cercato di rinviare la decisione su quale via intraprendere, sperando che le banche centrali e la rimessa in moto della crescita mondiale togliessero loro le castagne dal fuoco e non li costringesse a scelte impopolari. Anche dopo un risanamento dei bilanci pubblici e di quelli delle banche – ad oggi non ancora avvenuto – le elite dovrebbero poi rispondere alla domanda su come far ripartire la macchina dell’ economia globale in un mondo diverso, che non può continuare ad utilizzare il meccanismo del debito per sostenere i consumi dei paesi industrializzati, ricreando così gli squilibri del passato. Quale, infatti, in un nuovo ordine mondiale, il percorso di sviluppo sostenibile, tra scarsità delle materie prime, inquinamento crescente, miliardi di nuovi consumatori, maggiore longevità e accelerata sostituzione del lavoro umano tramite macchine ?

Crozza nel paese delle meraviglie

Nel mezzo del nostro itinerario di riflessioni sui grandi temi macroeconomici, abbiamo – nolenti – dovuto occuparci dell’amato Belpaese, cercando di sfuggire a disgusto e tristezza per mezzo dell’ironia. Abbiamo scritto dell’Italia più volte: La commedia all’italiana oramai non diverte più; un premier normale per la rinascita del paese; il paese dei gattopardi; un secondo Rinascimento italiano; i furbi e i fessi del secolo breve; la Penisola che non c’è; Primavera Italiana; Godot non passa per l’Italia; prugna secca; il paese delle marmotte. Agli affreschi italiani abbiamo accompagnato delle pennellate sulla Germania, paese che ben conosciamo da due decadi e del quale abbiamo svelato in tempi non sospetti le profonde crepe economiche e l’insostenibile modello euro-deflattivo.
Nell’autunno 2011, un’Italia con i conti sostanzialmente in equilibrio e più solida dell’arrogante Francia rischiò il tracollo quando i tassi di interesse sul suo debito sovrano schizzarono oltre il 7% perchè i mercati finanziari non credevano più al salvataggio della moneta unica. Complice una classe politica nostrana inetta e facilmente ricattabile, nel giro di un week end venne abbattuto il governo in carica e Berlino si convinse a dare una prima timida luce verde alla BCE per il salvataggio dell’Eurozona. Il D-Day si allontanò, ma solo temporaneamente. Eravamo in pochi, allora, a prevedere che la cura tedesca a base di disciplina di budget e riforme strutturali non avrebbe funzionato. Il motivo fondamentale, solo ora da più parti riconosciuto, è l’ impossibilità di esportare le virtù macroeconomiche tedesche al resto d’ Europa in un contesto di moneta unica. Da questa semplice considerazione è partito il nostro percorso analitico alla ricerca del significato profondo dei concetti di moneta e di credito, fino alla scoperta degli errori nella costruzione dell’Euro e delle possibili alternative, ancorchè innovative (l’Eurolira).
Draghi-SchäubleAd inizio 2012, nonostante il governo „tecnico“ di Mario Monti, ritornò la tensione sui tassi d’interesse italiani e dei PIGS e ci venne spontaneo citare Pirandello, che con il suo Il giuoco delle parti, ben si prestava a descrivere il comportamento dei principali attori europei. Il casus belli Grecia e l’avvicinarsi dell’armageddon europeo convinsero infine la cancelliera Merkel – dopo una lunga fase di Europoker – ad accettare il massiccio intervento della Banca Centrale Europea per garantire la tenuta della moneta unica. Al famoso whatever it takes, Mario Draghi fece seguire due anni più tardi la vera e propria stampa di moneta (Quantitative Easing) per tenere a galla la malconcia barca chiamata Eurozona. Far acquistare centinaia di miliardi di BTP alla Banca Centrale Europea, per tenerne bassi i tassi d’ interesse e assicurarne il rinnovo automatico, significa mutualizzare di fatto i debiti, capolavoro machiavellico di colui che la stampa internazionale definirà l’unico vero politico europeo, SuperMario.

La geniale invenzione della partita doppia da parte di un altro italiano – frate Luca Pacioli – ovvero il riconoscimento che „il dare è sempre uguale all’avere“, ci fu utile per raccontare l’essenza dell’ economia di natura capitalistica. È infatti l’ accumulo di capitale la premessa necessaria per la crescita di produttività e la specializzazione del lavoro: senza vaste proprietà agricole e macchinari, non avremmo il beneficio dei supermercati per alimentarci. L’ accumulo di capitale richiede a sua volta la ripartizione asimmetrica dei guadagni di produttività e questo, nel lungo periodo, implica – in assenza di lungimiranti politiche redistributive – che l’ offerta di beni e servizi deve finanziare la propria domanda, generando quindi eccesso di debito al consumo. Fu Keynes a comprendere già nel 1940 che le economie mondiali devono regolarmente venir ribilanciate quando si creano nel tempo eccessivi squilibri tra posizioni di surplus e di deficit tra paesi, ma gli americani, interessati all’ abnorme vantaggio di poter stampare dollari come valuta di riserva mondiale, bocciarono a Bretton Woods la proposta risolutiva dell’ economista inglese.
keynesSempre Keynes, definito „a Universal Man“ in una eccellente biografia, intuì più di 80 anni fa che le civiltà occidentali sarebbero giunte – ricche e sazie – ad un punto di flesso nel loro percorso di sviluppo e che non sarebbero uscite dalla situazione di crisi, caratterizzata da languida crescita e permanente disoccupazione, se non tramite massicci investimenti e, ultimativamente, con meno lavoro e più tempo libero per tutti. In il mondo ad un bivio abbiamo descritto il pericolo di una stagnazione secolare come conseguenza ultima del funzionamento delle economie capitalistiche e la via d’uscita „illuminata“ per mezzo di un modello sociale che ricorda quelli idealistici ipotizzati già nel passato, con le fabbriche automatizzate di proprietà comune che producono tutto ciò di cui i cittadini hanno bisogno, lasciando a questi una quantità crescente di tempo libero. Le riflessioni su regole e logiche dell’economia di mercato ci hanno poi consentito di fare un ragionamento controintuitivo circa la sorprendente stabilità del caos, consentita dalle interdipendenze nei rapporti economici e finanziari create dalla globalizzazione, fonte di stabilità di fronte ad eventi-stress che provocherebbero altrimenti una probabile reazione caotica (violenta) da parte di singoli Stati sovrani. A conclusione, siamo giunti alla scoperta della necessità di un nuovo ordine mondiale rispetto all’ ordine globale che si fondava sul dominio del dollaro all’ interno di un sistema di fiat-money, sul “Washington consensus”, sul capitalismo industriale di matrice neoliberale, sulla predominanza delle energie fossili e sulla riserva di manodopera cinese.
leiermann

Il suonatore d’organetto gira e rigira la manovella ed ogni volta la melodia ricomincia da capo. È questo il gran segreto del capitalismo, che con la sua musica intrattiene gli umani fino al giro di danze successivo. Chi vuol ballare, lieto sia, consapevolmente tuttavia.